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MGS in Real World - FOXDIE
scritto da Pasta Eater il 19 Gennaio 2014

Il FOXDIE è un retrovirus artificiale a RNA a singolo filamento in grado di attaccare le cellule di ospiti dotati di una particolare sequenza genetica.
Cosa significa? E quali possono essere nella realtà le applicazioni per questo tipo di virus?
 

I retrovirus sono un gruppo di virus il cui patrimonio genetico è costituito da un unico filamento di mRNA (RNA messaggero, in grado cioè di traportare l’informazione genetica dal DNA ai ribosomi, dove avviene la sintesi proteica). Quando il virus è inglobato nella cellula bersaglio, rilascia il proprio corredo genetico: grazie a proteine proprie del virus (in particolare trascrittasi inversa e integrasi), esso viene integrato nel genoma dell'ospite. Sarà quindi l'ospite stesso a tradurre questo "DNA provirale" come se fosse proprio, costruendo proteine virali che daranno luogo all'infezione Nel caso del FOXDIE, le cellule bersaglio sono i macrofagi (una classe di globuli bianchi), che, dopo l’infezione, iniziano a produrre citochine, nello specifico TNF-epsilon (Tumor Necrosis Factor), che causano l’apoptosi (ovvero la morte programmata) delle cellule del miocardio, causando quindi il collasso del muscolo cardiaco e, di conseguenza, la morte dell’individuo colpito.  
Altolà il sudore!
 
La specificità d’azione è possibile grazie alla presenza di particolari recettori sulla membrana cellulare dei macrofagi, la cui struttura cambia in base ad alcune sequenze genetiche; se i recettori hanno la struttura corretta, i virus possono penetrare all’interno della membrana, azione altrimenti impossibile. È quindi possibile “programmare” il virus per colpire solo determinate persone, cioè quelle che possiedono una particolare configurazione genetica e, quindi, antigenica. I differenti “tempi di reazione” mostrati dalle vittime del FOXDIE sono facilmente spiegabili con il fatto che questo tipo di virus, una volta installato nel DNA dell’ospite, può rimanere silente per periodi estremamente variabili prima di entrare in funzione.
Il FOXDIE prima e dopo il lifting
 
Sebbene sembri quantomeno improbabile che Naomi Hunter sia stata in grado di “riprogrammare” il patogeno in segreto e in tempi rapidi (si tratta di un’operazione che richiede tempo e molte ripetizioni, quindi anche spazio), tutto quello di cui ho parlato finora è assolutamente realistico: alcune categorie di retrovirus sono effettivamente studiate ed utilizzate per la cosiddetta terapia genica. Questa è una nuova strada della medicina, il cui scopo è quello di far produrre allo stesso malato le sostanze che lo possono guarire: sfruttando le succitate capacità dei retrovirus di installare geni su di un genoma ospite, i medici possono “programmare” questi agenti virali con sequenze geniche che codificano, ad esempio, per una molecola curativa, oppure per proteine indispensabili all’organismo, che sono però carenti nel malato, che è tale proprio a causa di questo. Questo tipo di cura è però ancora agli albori, e presenta non pochi rischi. Infatti i retrovirus prope dictu dimostrano una virulenza nulla, ma sono più labili, più difficili da ottenere in purezza e soprattutto non sono in grado di attaccare le cellule non in attiva divisione, precludendo quindi la cura della malattie neurodegenerative, forse la tipologia di malattia che più gioverebbe dalla terapia genica; i lentivirus (un’altra categoria di retrovirus), invece, hanno più rischi di mutazioni spontanee che ne potrebbero causare un’esplosione virulenta, con conseguenze nefaste, ma sono in grado di attaccare anche le cellule non in divisione. Per quanto, con espedienti, si sia riusciti ad inibire la duplicazione del materiale genetico di questi virus, permettendo la traduzione dei soli geni d’interesse, il pericolo di mutazioni impreviste è dietro l’angolo; a maggior ragione se pensiamo che il “lentivirus” più utilizzato per questo tipo di terapie è nientemeno che… l’ HIV!
 
GRAZIE all'utente del forum Iron D. Eric per la consulenza scientifica!
 
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