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Il romanzo di METAL GEAR SOLID 4 arriva anche in italiano, la nostra recensione
scritto da .:Meryl:. il 14 Novembre 2014

Metal Gear Solid: Guns of the Patriots è il romanzo ufficiale di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots. Il romanzo, ad opera del rimpianto Project Itoh, ripercorre in maniera originale e toccante l'ultimo viaggio di Solid Snake e il suo ultimo scontro con Liquid Ocelot, tenendosi fedelissimo agli eventi che sono narrati nell'opera di Hideo Kojima.
Inizialmente, il libro era stato pubblicato esclusivamente in inglese e giapponese, ma grazie a Panini arriverà anche in italiano il prossimo 30 novembre.


Potrete comprare il romanzo cliccando qui: facciamo notare che, sebbene venga indicato il 6 novembre come data dell'uscita, esso non è ancora disponibile, ed altre librerie dichiarano appunto che sarà messo in commercio a partire dal 30 novembre prossimo.

Per celebrare l'evento, vi proponiamo la nostra recensione del romanzo, scritta quando dedicammo il nostro tempo alla lettura dell'edizione inglese.

ATTENZIONE: questa recensione contiene SPOILER da Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots.
 
Mi sono sempre chiesta perché la stesura dei primi due romanzi della serie sia stata affidata ad una persona lontanissima dalla software house, ad un autore americano abituato a parlare di Sam Fisher e James Bond. Leggere il primo romanzo di Metal Gear Solid ad opera di Benson non solo non rende merito al feeling e ai messaggi del videogame di controparte, ma addirittura allontana chiunque abbia letto prima il libro del gioco, dirottandolo verso un'avventura che sembra essere tutta smitragliate e testosterone.
Il romanzo di Metal Gear Solid, ad opera di Benson, non ha cuore. È questo il punto. Un cuore che, nella saga Metal Gear, tutti sappiamo essere fondamentale.
Ed è questa la differenza cardine tra Itoh e Benson: i romanzi che il secondo ha dedicato a Metal Gear Solid sono sceneggiature d'azione. Il romanzo di Metal Gear Solid 4 è pieno di cuore e sensazioni.
Raymond Benson era un autore pagato per scrivere di Metal Gear Solid, una specie di PMC dell'editoria, un professionista ingaggiato per raccontare a chi ama i libri, piuttosto che i videogame, delle gesta di Solid Snake.
Project Itoh era, invece, un fan ventennale della serie Metal Gear Solid. Una persona che aveva goduto dell'esperienza edificante o distruttiva di ciascuno di essi, lasciandosi plasmare, emozionare, abbattere, riempire, dalle emozioni trasmesse da ciascuno di essi. Project Itoh conosceva Hideo Kojima, ha passato con lui gli ultimi momenti della sua vita. Project Itoh ha vissuto Metal Gear Solid, e per questo ha capito che questa saga è una questione di umanità, di 360 gradi, di dannazione e introspezione, non di testosterone e raffiche di mitra.
 
È per questo che Metal Gear Solid: Guns of the Patriots mi ha commossa e mi ha fatto piangere, nelle sue pagine finali. Ricordo pochi libri che sono stati in grado di farlo.
E forse perché dentro ci sono anche le consapevolezze quasi profetiche di un autore a pochi mesi dalla sua morte - che parla di cosa lasciare alle prossime generazione, di cosa c'è dopo la vita, di come sopravvivere nel cuore di chi resta.
Itoh disegna personaggi reali, vicinissimi a quelli presenti nel gioco, racconta tramite un Otacon che - l'aveva detto nell'Epilogo del gioco - "mi ricorderò di tutto ciò che sei stato". Disegna un Old Snake con una forza d'animo incrollabile ed un senso di responsabilità quasi soffocante, schiacciante, non minabile da niente e nessuno. Crea un Vamp inaspettatamente umano, un Raiden dannato e reale, un Campbell che ha combattuto tutte le dannate guerre di questo mondo, ma ha paura di parlare con sua figlia ed una figlia, Meryl, che dice di odiarlo e vorrebbe quasi ucciderlo, ma che poi non riesce nemmeno a sostenere il suo sguardo e sopravvive solo perché "you are my pride and joy".
Tutti i tratti dei personaggi che ho amato nel corso del gioco ritornano all'interno del romanzo, che non è un'opera perfetta e qua e là può sembrare quasi sbrigativo (una parte su tutte, lo scontro finale con Liquid), ma che ha un'anima difficile da non notare, uno spessore ed una personalità così forti da poter essere toccati con mano. Come all'inizio dell'Atto IV, nel viaggio indietro fino a Shadow Moses, che si trasforma in un flashback pieno di ricordi, con protagonista uno Snake assorto che, dentro a quel laboratorio al secondo piano interrato, sente ancora la voce di Frank Jaeger. Una voce che sente anche quando, all'esterno, la Haven sta per investirlo, e lui non ha la forza di tirarsi indietro. Il suo corpo non la ha, ma il suo spirito sì. Una vita che doveva a Frank Jaegar, e che non poteva sprecare così, morendo tradendo anche le aspettative di Naomi, una donna che lo odiava proprio per averle strappato il fratello che entrambi amavano, anche se in modi così diversi.
 
Metal Gear Solid: Guns of the Patriots è pieno di spunti di rlflessione, grazie alla natura introspettiva della narrazione di Otacon, che vede, tocca, si interroga, riflette, di qualsiasi cosa gli compaia davanti o abbia esperito. Siano esse i ricordi di Snake o la maturazione di Meryl, l'amore per Naomi o il ricordo lacerante di Wolf ed Emma o - meglio ancora - la voglia di uccidere Vamp per vendicarsi che - diavolo! - era così forte, fino a quando non se lo è trovato davanti agonizzante, ed anziché piacere ha provato pietà.
L'approccio di Itoh alla storia è vivo, metalgearsolidiano, fedele, toccante. Toccante anche a fronte di un Solid e un Liquid che, alla fine del romanzo, non sono più nemmeno nemici, sono solo fratelli che hanno utilizzato mezzi diversi per lo stesso scopo, che hanno vissuto sotto al rintocco della campana che suonava per loro la stessa condanna, e tutto l'odio di quei dieci, venti, trent'anni scompare, e rimane il perdono, la stanchezza, il tramonto. Un mondo nuovo.
 
Il romanzo scritto da Project Itoh è un percorso introspettivo riuscito, un tracciato quasi profetico - da parte del poi sfortunatamente deceduto autore - su cosa sia importante lasciare al futuro, sul perché Snake è immortale, in qualche modo. Sulla volontà del Serpente, il cui corpo esplode in pezzi di carne e sangue, mentre attraversa il corridoio a microonde, e grida e piange di dolore quando viene attaccato dai Gekko Nani nella sala Server di GW.
Un uomo il cui corpo quasi non esiste più, al tramonto della battaglia, ma che trova pace espiando le sue colpe. Non sappiamo in quanto tempo, quanti anni, magari un decennio, non sappiamo facendo cosa in quell'intervallo di tempo, ma Snake muore con un sorriso, e pensando di non essere mai stato solo. Di aver fatto qualcosa di buono.
Snake muore lasciando un mondo migliore, ed Itoh racconta la sua apologia e la sua tragedia con una brillantezza ed una vicinanza che forse avvertivano già che anche la sua stessa vita non sarebbe durata ancora per molto. Un mondo migliore che entrambi lasciano al futuro, ed il desiderio di Itoh, che prima di morire ha reso merito a questa saga con tutto se stesso, apparso in coda al libro - di sognare che quest'opera entrasse nel cuore dei fan della saga, così che anche lui potesse lasciare qualcosa di buono al mondo - non può che realizzarsi.
E la parete tra realtà e finzione, fragile come carta velina, si rompe e si squarcia, nel fatto che custodirò gelosamente le emozioni di questo libro e dell'approccio di questo autore a Metal Gear Solid 4.
 
In loving memory of Metal Gear Solid 4.
In loving memory of Solid Snake.
In loving memory of Project Itoh.
 
Grazie, ovunque tu sia.
Stefania Sperandio
Potete dire la vostra sul romanzo nel topic dedicato sul nostro forum.

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