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Codec Ramblings - Relativismo e il sogno di The Boss
scritto da Snake Man il 16 Marzo 2014

Snake Eater è il gioco che ci ha presentato il personaggio di The Boss, la cui visione e le cui parole hanno plasmato e influenzato le azioni future di Zero, Ocelot e Big Boss. Fra le frasi da lei pronunciate nel corso della storia, alcune calcano molto l’idea di relatività e di prospettiva, che sembrano essere temi ricorrenti di questo capitolo.


The Boss ripete in più occasioni che non esistono nemici assoluti, ma solo nemici che cambiano col tempo, col mutare spesso irrazionale della politica e degli interessi di questo o quel Paese; l’alleato di oggi potrebbe essere l’arcinemico di domani, dirà poi Gene, e proprio negli anni della Guerra Fredda questa frase suonava particolarmente veritiera (USA e URSS erano stati alleati nella Seconda Guerra Mondiale, e nemici pronti a farne scoppiare una Terza al primo starnuto per i decenni successivi; The Boss stessa lo sperimentò sulla propria pelle quando le fu ordinato di uccidere The Sorrow, ex compagno di squadra e amante). Come soldatessa, The Boss sa di non dover formare legami con persone o ideologie e di essere solo uno strumento di un Paese e di qualunque sia il suo interesse, e invita il giovane Naked Snake a fare altrettanto. Come donna, però, la sua esperienza nel progetto Mercury l’ha portata a sognare un mondo diverso: il radicale cambio di prospettiva dato dal vedere la Terra dallo spazio le fa vedere un mondo unito, senza confini, senza Paesi, senza ideologie, il mondo che vorrebbe che i Filosofi avessero creato, le fa vedere l’insensatezza della gara fra Est e Ovest che si esprimeva anche nella space race.

Il senso più profondo della Guerra Fredda.

Le parole di The Boss non sono l’unico esempio di insistenza sulla “prospettiva” e sulla “relatività” nell’ambito del gioco e della serie. Gli ideali alla base dei piani di molti villain della serie sono spesso presentati in maniera almeno parzialmente simpatetica: né Solidus e il suo desiderio di libertà da un’entità che controlla ogni sua mossa e gli nega persino il diritto basilare di lasciare un’eredità di sé, né Big Boss e la sua interpretazione pseudo-anarchica e bellica del sogno di The Boss, né Zero e la sua interpretazione autoritaria e centralizzante, vengono dipinti in una luce totalmente negativa, nonostante l’oggettiva negatività di alcuni loro metodi e molte loro conseguenze; MGS3 evita la rappresentazione tipica degli anni ’60-’70 della Guerra Fredda che tratta un lato (solitamente quello americano) come il bene assoluto dell’onore e della libertà contro l’altro (solitamente quello sovietico) visto come il male assoluto, anzi sembra quasi decostruire in parte questo trope. Un altro dettaglio di piccola importanza ma che proprio per questo trovo interessante è dato dalle numerose conversazioni radio fra Para-medic e Snake in cui si parla come di una cosa quasi “magica” dell’idea dei VHS casalinghi, del poter guardare film anni dopo l’uscita al cinema, e di altre novità tecnologiche che chiunque nato dopo lo scioglimento dei Clash darebbe assolutamente per scontate; credo non sia troppo azzardato vedere anche queste piccole conversazioni come una sorta di invito a “vedere le cose in prospettiva”.

 

E alla fine di tutto questo, nell’epilogo di Guns of the Patriots, Big Boss dice: “It's not about changing the world. It's about doing our best to leave the world the way it is. It's about respecting the will of others and believing in your own.” L’interpretazione di questa frase, e quindi della visione di The Boss, non è senz’altro immediata né univoca, ma alla luce di tutto questo è interessante provare a vederla in senso relativistico: non cercare di imporre la volontà e la cultura propria o del proprio Paese sugli altri, rispettare le volontà altrui, fare del proprio meglio per ridurre o annullare o prevenire i danni fatti al mondo e agli altri, cercare di comprendere gli altri punti di vista; o, per dirla col motto di Philanthropy, “to let the world be”. Forse non a caso, Big Boss dice al figlio che se fosse stato al suo posto non avrebbe commesso i suoi stessi errori; è possibile che voglia dire che è Solid Snake, non Ocelot o Liquid o Zero o Big Boss, a essere l’incarnazione più prossima di The Boss e dei suoi ideali?

Sarà capitato anche a voi il momento in cui vi chiedete se non abbiate fatto una belinata, no?

Un’interpretazione di questo tipo è potenzialmente al limite del relativismo etico (che in forma estrema credo possa essere pericoloso quanto gli estremismi), ma può avere in qualche modo degli echi in molte correnti di pensiero orientali, ad esempio il daoismo e i buddhismi Tiāntái e Zen.

 

Voi cosa ne pensate? La visione di The Boss ha, in fondo, una natura relativista? Fino a che punto? Il suo messaggio di fondo è riassumibile in una negazione dell’assolutismo, delle ideologie prevaricanti, e in un cercare di limitare il proprio impatto negativo sul mondo? Venite a discuterne con noi nella community!


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